Come l’Artemisa
Festa della donna e penso ad Artemide, dea greca della caccia, che per pura coincidenza andò a caccia con il suo arco e la sua freccia, che le diede Zeus, ma anche con sei cani che le diede Pan. Curioso che fossero uomini, e solo gli uomini , coloro che fornivano le armi per lavorare.
Penso anche alla storia di Cenerentola, che volevano solo che lavorasse in casa rimuovendo lo sporco delle altre donne, quanto fossero “cattive” le donne, e che guarda caso fu “liberata” da un uomo che le regalò delicate scarpette di cristallo. Vero?
Già nella fantasia delle storie e delle mitologie penso a Malefica, Crudelia de Ville, alla matrigna di Biancaneve, a Ursula della Sirenetta, o anche alla Regina di Cuori di Alice nel Paese delle Meraviglie. Penso a Medusa, Lillith, Cleopatra o anche Morgana: quanto sono cattive tutte quelle donne! Vero? Curioso, tutto, curioso.
Penso a Toni Morrison, Shirley Jackson, Ursula K. Le Guin e tanti altri scrittori che hanno dovuto dimostrare di essere bravi scrittori nel settore letterario del loro tempo, dominato dagli uomini.
Toni Morrison è stata Premio Nobel per la Letteratura nel 1993, la prima donna nera a vincere un premio importante che da sempre è stato assegnato ai bianchi, prima di lei lo avevano vinto solo sette donne bianche: Selma Ottilia Lovisa Lagerlöf, la prima donna a vincere il Premio Premio Nobel per la letteratura (1909), seguita da Grazia Deledda (1926), Sigrid Undset (1928), Pearl Buck (1938), Gabriela Mistral (1945), Nelly Sachs (1966) e Nadine Gordimer (1991). Delle sole quindici donne che lo hanno ottenuto in totale, le scrittrici che hanno potuto godere dell’onore dopo Toni Morrsion sono state: Wislawa Szymborska (1996), Elfriede Jelinek (2004), Doris Lessing (2007), Herta Müller (2009), Alice Munro (2013), Svetlana Alexievich (2015), Olga Tokarczuk (2018), Louise Glück (2020) e Annie Ernaux (2022).
Shirley Jackson ha alternato il lavoro di commessa in un grande magazzino alla pubblicazione dei suoi primi racconti su riviste, dove dominavano le storie di altri uomini scrittore come John Cheever o John Updike, e dove ha dovuto lottare contro la sua stereotipizzazione come scrittrice per donne, mentre i suoi testi erano di una qualità notevole quanto quella di altri scrittori maschi, ma che altri cercavano di ignorare pubblicando su riviste femminili. Quanto lavoro svolto, mia cara e adorata Shirley.
Ursula K.Le Guin è stata la prima donna a scrivere una fantascienza non incentrata sulle macchine e sugli apparati spaziali e tecnologici del suo tempo, innovando e scrivendo una fantascienza che andava oltre, mai meglio dirlo, e che approfondiva concetti antropologici e socio-sociali. denuncia politica, testi femministi, testi basati sulla filosofia Tao e tutto attraverso le loro storie nello spazio o, per esempio, The Tales of Earthsea, in cui lo scrittore R.J. Rowling è stata la base per scrivere Harry Potter. Nessuno scrittore maschio aveva mai scritto fantascienza prima come fece Ursula K.Le Guin.
Potremmo anche parlare di J.K. Rowling, ma ve ne avevo parlato anche negli anni precedenti.
Quanto lavoro è stato fatto da tutti loro.
Penso anche a molte delle donne che ho conosciuto nel corso della mia vita. Donne in lotta, lavoratrici stremate fisicamente ed emotivamente dalla fatica, ma instancabili nel lavoro: casalinghe, professioniste nel loro settore: agenti di polizia, investigatori, medici, psicologi, infermieri, addetti alle pulizie, attrici, cantanti, scrittori, artisti, fotografi, musicisti, agenti letterari, redattori, amministratori, receptionist, professori universitari, maestre d’asilo, insegnanti di scuola, maestri di yoga, insegnanti, scienziati e ingegneri, astronauti, politici, sindaci, consiglieri e direttori, tecnici, vigili del fuoco, agricoltori, madam e prostitute, credo di tutti loro. Penso alle madri, alle donne sole con figli, alle donne sole senza figli, alle vicine di casa, alle colleghe di lavoro, alle nonne, alle zie, alle cugine, alle sorelle, alle amiche, alle fidanzate, alle amanti.
Tutti loro.
Penso a loro, a noi. E mi addolora e mi sorprende che dobbiamo ancora, come Artemide, usare le “nostre armi” e lanciare frecce di rivendicazione come quelle che ci sentiamo obbligati a scagliare oggi, per rivendicare il nostro posto nella società, giusto, solidale, equo, nemmeno sopra né sotto, in fin dei conti, uguali, sperando che un giorno questa lotta continua, costante, estenuante dell’8M, Giornata internazionale della donna, non sia più necessaria.