Cristina Redondo scatto da Cesc Sales

Equinozio

Di recente ho terminato di scrivere un altro romanzo. Non ha nulla a che vedere con Clandestina, il mio unico romanzo pubblicato finora, ma sento che questa storia mi ha fatto vivere un equinozio interiore.

Il processo creativo è stato catartico, e sento che, scrivendo quest’ultimo romanzo, sono cresciuta sia come persona che come scrittrice.
Scrivere mi trasforma. Credo che mi renda una persona migliore e, nonostante tutto, il processo creativo riesce sempre a sorprendermi.

Mi chiedo continuamente come il fatto di immedesimarmi così profondamente nel dolore dei miei personaggi, nell’immaginare le loro vite più ordinarie, abbia potuto condurmi a una trasformazione tanto intensa: dal non voler sentire al sentire con intensità; dall’essere congelata all’abbracciare il calore più umano; dall’oscurità più profonda alla luce più rivelatrice.

Ho sempre pensato che il tempo cambi tutti noi, ma quasi non ce ne accorgiamo.

All’inizio, è possibile che ci opponiamo al cambiamento, che cerchiamo di mantenere le apparenze, le convenzioni, e che non vogliamo aprire gli occhi alla verità più sincera. Ma arriva un momento in cui accade: la verità ci raggiunge, e il cambiamento si compie inevitabilmente. Ci rendiamo conto che, fino a quel momento, avevamo continuato a ripetere lo stesso movimento in cerchio, senza mai uscirne, ripetendo la stessa storia ancora e ancora… fino a quando un giorno pensiamo: E se chiudessi il cerchio?
Ed è proprio allora che il cambiamento avviene, e ci liberiamo da quell’oppressione.
Il cambiamento ci fa sentire liberi.

La vita ci trasforma.

Scrivere mi fa sentire più libera.

Ogni romanzo che porto a termine è un cerchio che si chiude: mi lascia alleggerita, libera, felice.

Forse perché ora scrivo dal sentimento, da ciò che più mi tocca e mi smuove… molto più di quanto abbia fatto con Clandestina.

Sorrido, perché, ancora una volta, sento l’equinozio dentro di me.

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